Senza titolo 274

Quando domani ci accorgeremo che non ritorna mai più niente (ma finalmente accetteremo il fatto come una vittoria ?). La notizia ha fatto il giro, per fortuna. Scongiurando silenzi e oblii di prammatica in questo paese, ha raggiunto i tavoli alti così come l‘ictu oculi del passante o del web downloader: purtroppo la conoscenza di un fatto non è ancora sufficiente a produrre quelle modificazioni utili a rintuzzarne le negatività.

Da una settimana circa -compresi tre giorni di valoroso, "eroico" contributo meramente online- noi di E Polis, (redattori, collaboratori, impiegati) siamo tra color che son sospesi, in un limbo d’incertezza che rimanda, nella plumbea e aleatoria cappa d’imprevedibilità sull’avvenire, allo stillicidio sui dispersi postbellici in qualche campagna gelata. Ci siamo, ci contiamo? Ci chiamiamo ad alta voce come i superstiti del film di Oliver Stone sull’Undici Settembre?

Le motivazioni sono note oppure facilmente googlabili, in questa sede manco importano e di certo non costituiscono antidoto alla difesa, strenua e sensata, di quanto in diciotto mesi (parlo delle edizioni venete) abbiamo saputo e potuto rendere.

Un’informazione libera, fresca, puntuale, autorevolmente argomentata, condivisa tra i capiservizio e noi sul campo; soprattutto diversa dal panorama esistente, e lontana anni luce dal concetto di "free press" così come si era abituati a considerare data una concorrenza che si esprime tagliando i lanci d’agenzia.

Eravamo (SIAMO) giornale quotidiano, coi pregi e i difetti degli altri, magari un po’ più sfrontato nell’indagine del reale, appena meno timoroso nell’inzigare la questione "giusta", (ri)conquistando alla lettura il vasto popolo dei pendolari ferrotranvieri nelle città, gli studenti e gli anziani.

E Polis faceva (FA) paura alle posizioni dominanti, e questo ANCHE a motivo di un imprenditore tanto spregiudicato quanto intuitivo, da sempre avanguardia prima nella televisione privata e nella radiofonia, poi su internet. Grauso ha per certo commesso visibili errori, fatto passi più grandi della gamba, e di sicuro ha confidato troppo in forze non sue o non da lui dipendenti: ma la sua iniziativa potrà dire di avere avuto almeno questo merito, cioè spalancare le porte della pratica giornalistica -intesa in senso letterale, non burocratico- a centinaia di persone sul territorio, giovani appassionati e motivati, che giorno dopo giorno imparavano dal lavoro quanto nessuna, nessunissima fottuta università può insegnare.
 
Un collega, al ristorante del Prix Italia, mi disse: "Se anche dietro hai il presidente della Repubblica, davanti al figlio di un giornalista soccombi nell’accesso". Riferendosi evidentemente ad altre situazioni di uno Stato analfabeta in cui si arriverà sempre troppo tardi ad eliminare il petrolio (delle rotative, ma non solo) e a lasciare la cellulosa sugli alberi, per trasferire l’informazione su internet.

Giù le mani perciò da un’esperienza che non è "i debiti", "la messa in mora", "la pubblicità con qualche notizia", quale sta passando tramite chi sotto sotto se la gode, o mostra solidarietà pelosa, o semplicemente tira cacca.

Perché Epolis vuol dire il ping-pong complice con Francesca e i piccoli scoop alla Mostra del Cinema (chissà se riuscirò ancora a vederla da cronista…).
Le fughe contro il tempo per la consegna e l’altruismo di Erika.
Sta nel gimme five con Marco come negli sfottò di Raffaele e Andrea per la mia provenienza sublagunare.
Nell’ascolto terrificato di Gloria e negli ultimi dialoghi accorati con Lucia.
Nelle indicazioni biunivoche con Davide e nel rimpiattino scherzoso con Chiara.
In Francesca ed Elisa che presenziano ad un mio set e nella forza indomabile di Daniela.

Nei feedback soddisfatti degli operatori culturali, degli uffici stampa, del pubblico che tempesta di mail e telefonate le redazioni per sapere quando si torna.

"2400. No va’, fai 3000 più box, fatti dare le foto. Domani alla cs ci vai tu?"
"Sì, vado io. Ho proprio voglia di andarci. Nonostante la corriera."

Ché ricominciare non saprei, dopo tutto, da un altro dove, da altri chi.


(Un po’ di fonti; qualcuna in più. E noi qui).

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